La Tendinopatia Rotulea è anche nota con il nome di Ginocchio del saltatore, per via della sua frequente presentazione in sportivi che enfatizzano il gesto del salto ma questa non è una nomenclatura sempre adeguata, considerata la frequenza di presentazioni in sportivi
Come diagnosticarla?
Dall’intervista e dall’analisi clinica dovremmo catturare i seguenti segni e sintomi soprattutto per fare una diagnostica differenziale con la syndrome femoro-rotulea:
Come gestire la Tendinopatia Rotulea
Negli sportivi, possiamo gestirla con 2 tipi di management differenti: un approccio chiamato in-season nel quale il paziente può continuare a competere (poiché il dolore glielo consente), oppure un approccio chiamato off-season, se il paziente non è in grado di continuare a competere per via del dolore.
I fattori che dovremmo prendere in considerazione insieme al paziente, per decidere se continuare nell’attività o meno, sono il livello del dolore, il livello di funzionalità e il livello di performance
Nel caso in cui si decida di continuare a competere, dovremmo spiegare al paziente gli elementi chiave del trattamento e essere chiari sul fatto che il dolore potrebbe non alleviarsi nettamente o completamente. I focus del nostro intervento dovrebbero essere: il mantenimento dei livelli di forza nell’unità miotendinea interessata e in tutta la catena cinetica, la riduzione dei carichi (sostituendo in alcuni casi l’allenamento cardiovascolare con attività che non carichino il tendine rotuleo), la correzione dei fattori biomeccanici, l’alleviamento del dolore tramite trattamento manuale sulle strutture trovate in disfunzione. Dal punto di vista dei trattamenti fisici, l’utilizzo di onde d’urto e laser sembrerebbe essere di grande aiuto nel controllo del dolore.
Il piano di lavoro nell’approccio in-season non dovrebbe includere forti carichi eccentrici e attività di storage energetico poiché sono già presenti nell’attività competitiva. Il monitoraggio dei carichi dovrebbe prevedere la riduzione del volume degli allenamenti in accordo con lo staff tecnico.
Gli esercizi di rinforzo dovrebbero essere mirati alla prevenzione di debolezze e atrofie e non al miglioramento della performance.
Il riposo assoluto, anche in questo caso, è controindicato e un precoce programma di esercizi isometrici e isotonici dovrebbe essere iniziato il prima possibile, appena i livelli di dolore si sono stabilizzati. Si dovrebbe procedere con la progressione di questi esercizi dopo esserci assicurati, giorno dopo giorno, degli effetti delle sessioni e dei singoli esercizi sui livelli di dolore.
Allo stesso modo, l’uso di crioterapia al termine della sessione di forza, dà benefici sul controllo del dolore.
Di notevole importanza è la correzione della biomeccanica correggendo ogni deficit di ROM ritrovato su piede/caviglia e sull’anca e correggendo anche i difetti di controllo del tronco e dell’anca in attività.
Quando considerare l’intervento chirurgico?
L’approccio chirurgico dovrebbe essere preso in considerazione solo se c’è stato il fallimento di un piano dettagliato di trattamento conservativo. Dobbiamo considerare che l’intervento chirurgico non sembrerebbe dare dei benefici superiori rispetto al trattamento conservativo.
L’intervento chirurgico dà benefici sintomatologici, ma il ritorno allo sport agli stessi livelli non sembrerebbe garantito.