Come suggerisce l’etimologia della parola (cervico = collo; brach.= braccio; algia = dolore) si definisce cervicobrachialgia quella condizione dolorosa che si estende dal collo fino alle dita della mano. A seconda delle vertebre e delle radici nervose interessate, ogni brachialgia ha delle caratteristiche singole, ad esempio abbiamo curato persone che soffrivano di un dolore che dal collo arrivava all’estremità ulnare del gomito e da lì proseguiva fino al mignolo; oppure che dal collo arrivava fino alla parte centrale del gomito e poi si prolungava fino alle prime tre dita. Il motivo di questa multi territorialità è spiegabile con il fatto che ogni persona è diversa e quindi ha una condizione specifica. Non mi riferisco solo ad una specificità anatomico-funzionale che riguarda le radici nervose o le faccette articolari interessate, ma ad una specificità nel vivere la patologia. La IASP ( l’associazione internazionale per gli studi sul dolore) infatti, dal lontano 1986, definisce il dolore come “un’esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale”.
In questa patologia è colpito solo un lato, sono molto più rari i casi di cervicobrachialgia bilaterale che interessa entrambi gli arti.
Un ciclo di trattamenti fisioterapici può risolvere completamente il problema, nel corso di questo articolo ti spiego prima di tutto cosa può causare la cervicobrachialgia, poi come curarla e infine come riuscire a prevenirla.
La cervicobrachialgia è causata da problemi alla colonna cervicale. La compressione o l’infiammazione delle terminazioni nervose che si trovano all’interno della colonna vertebrale, sono la principale causa di disturbi al collo, del rachide superiore e degli arti superiori.
Altre cause:
Come ti ho già accennato all’inizio, la cervicobrachialgia è una condizione che può presentare delle caratteristiche specifiche per ogni individuo, sia in base al tipo di struttura implicata e sia in base alle condizioni emotive della persona: – dolore comprende il collo, il braccio, l’avambraccio, la mano e molto spesso ance le dita. In base al tipo di radice nervosa colpita la regione sintomatologica cambia. Se è colpito il nervo radiale il dolore si presenterà sulle prime tre dita della mano, mentre nel caso del nervo ulnare comprenderà le ultime dita. Per ogni persona c’è uno specifico percorso del dolore, alcuni definiscono la l’area interessata come un sottile filo di cotone, altri lo vivono come se ci fosse un grosso cordone doloroso dal collo alla mano. – ridotta escursione articolare del collo e dell’arto superiore. La cervicobrachialgia origina dal tratto cervicale che presenta sempre delle disfunzioni di movimento. In alcune persone si vede una difficoltà ad estendere il collo o a girarlo a destra, per altre può verificarsi il contrario. Analizzare il tipo di movimento limitato è molto importante per pianificare un corretto piano terapeutico. Molto spesso il soggetto che soffre di cervicobrachialgia ha difficoltà di movimento nelle articolazioni dell’arto superiore ma questo è provocato più dal dolore che da un problema articolare. – rigidità muscolare: i tessuti interessati da questa condizione si presentano spesso rigidi e contratti. Molta di questa rigidità è una reazione del paziente al dolore avvertito. Tra i muscoli che risultano più rigidi ci sono i fasci superiori del trapezio i quali nel caso di disfunzioni articolari della spalla entrano in azione nel movimento di elevazione e abduzione, creando un meccanismo di compenso funzionale patologico.
Sintomi neuropatici
La diagnosi avviene attraverso un’attenta anamnesi clinica, in cui si valutano diversi fattori tra i quali: – la forza muscolare di tutto il complesso di muscoli del collo e del braccio superiore; – la sensibilità: che risulta essere alterata solo in caso di gravi danneggiamenti del nervo; – i riflessi; – l’escursione articolare del tratto cervicale e dell’arto superiore.
Gli esami radiologici richiesti sono la risonanza magnetica e in alcuni casi l’elettromiografia per valutare l’aspetto muscolare.
Nella maggior parte dei casi la fisioterapia può rimuovere completamente i sintomi e ristabilire la corretta funzionalità articolare e i fisiologici schemi di movimento.
E’ importante utilizzare un’integrazione tra tecniche di terapia manuale e strumenti di terapia fisica ad alta tecnologia:
svolge un effetto antinfiammatorio su articolazioni e muscoli;
aumenta il drenaggio linfatico, determinando un maggior assorbimento dei liquidi interstiziali;
ha effetto analgesico sulle fibre nervose che conducono il segnale del dolore;
ha effetto vasodilatatore sul micro circolo (con conseguente miglioramento della circolazione periferica);
ha effetto biostimolante e rigenerativo su tessuti connettivi e molli (accelera la cicatrizzazione di piaghe e ulcere, favorisce la formazione di tessuto fibroso cicatriziale e, di conseguenza, ripara lesioni muscolari che non hanno indicazione chirurgica);
ha effetto antiflogistico e antiedemigeno;
svolge un’azione decontratturante grazie all’effetto termico e all’aumento del metabolismo.
Una volta risolta la sintomatologia si deve pianificare un training di allenamento terapeutico specifico, al fine di stabilizzare i progressi raggiunti e limitare così il rischio di recidive.