La sintomatologia è simile a quella di una classica sciatalgia, per questo motivo la sindrome del piriforme si può definire come “falsa sciatalgia”. Quindi, è importante escludere eventuali altre patologie, per esempio l’ernia del disco, con un’accurata diagnosi differenziale.
Il primo passo per diagnosticare la sindrome del piriforme è quello di fare una diagnosi differenziale, ovvero escludere eventuali patologie che hanno sintomatologie simili. Solitamente sono patologie a carico della colonna vertebrale, del bacino e arti inferiori.
La valutazione clinica procede con alcuni test clinici, tra i quali citiamo i due più utilizzati:
Questi sintomi vengono esacerbati durante movimenti di rotazione dell’anca e posture fisse di quest’ultima come il mantenere le gambe accavallate.
Per la tipologia di sintomi che la caratterizzano, questa patologia è chiamata anche “falsa sciatica”.
La grande differenza con questa condizione sta nel fatto che la sindrome del piriforme non ha correlazioni con il tratto lombare.
Quindi, la positività del test sarà data dalla percezione di dolore muscolare e sensazione di compressione nella zona glutea.
Sono stati individuati diversi fattori di rischio per questa patologia e di seguito vi elencheremo quelli più noti:
La sindrome del piriforme è diagnosticata da un medico, ortopedico o fisiatra. La diagnosi si effettua con l’analisi del quadro sintomatico del paziente, con la palpazione locale, la visione di esami diagnostici e con l’effettuazione di test specifici di valutazione dell’anca come:
In alcuni casi il medico valuta la possibilità di effettuare anche altri test come: il test di Saudek, il test di Mirkin e il test di Faber.
Il trattamento di questa patologia è costituito dall’applicazione di:
Questi tre elementi vengono integrati in un unico trattamento al fine di ottenere una sinergia virtuosa che nel minor tempo possibile possa produrre il massimo dei benefici:
Se il dolore dovesse superare la soglia di tolleranza sono consigliati farmaci antalgici tipo FANS che vanno a ridurre l’infiammazione sempre sotto stretto controllo del tuo medico.
Per attenuare il dolore è molto utile esporre la zona interessata a fonti di calore come borsa d’ acqua calda o una semplice doccia calda che aiutano il muscolo a rilassarsi.
In caso di esercizi è utile allungare il muscolo piriforme per alleviare il fastidio.
Puoi sdraiarti in posizione supina su un tappetino piegando le ginocchia e appoggiando bene i piedi a terra.
Ora solleva una gamba e porta il piede sul ginocchio controlaterale.
Solleva da terra il piede della gamba che ancora poggiava sul tappetino, e mantieni la posizione per circa 10 secondi.
In questo modo l’allungamento del muscolo può diminuire la sintomatologia dolorosa.
Un secondo esercizio che puoi effettuare è sederti su una sedia e portare il piede del lato interessato dal dolore sul ginocchio controlaterale, esercitando una piccola pressione sul ginocchio della gamba piegata in modo tale da aumentare l’allungamento del muscolo. Cerca di mantenere la posizione per 20 secondi.
Questi sono dei piccoli e utili consigli che puoi sfruttare nel caso in cui tu soffra di sindrome del piriforme. L’importante però è rivolgerti a un professionista che possa scegliere il piano terapeutico migliore per il tuo caso.
La prognosi è positiva nella maggior parte dei casi se il paziente segue un piano terapeutico adeguato e modifica alcune delle sue abitudini quotidiane.
Ma, alla risoluzione della sintomatologia è importante mantenere la condizione di salute con l’obiettivo di prevenire eventuali ricadute.
La terapia manuale e gli esercizi di auto-trattamento sono i due più grandi alleati per la prevenzione.
Allenare gli addominali e la zona lombare con esercizi dinamici e statici sembra essere il metodo migliore per migliorare la stabilita della colonna vertebrale e prevenire le problematiche correlate.
In ogni caso, per avere un monitoraggio del proprio sistema muscolo scheletrico sono sempre di più i pazienti che scelgono di intraprendere un percorso di fisioterapia preventiva, il cui scopo è quello di effettuare trattamenti (pochi, circa uno al mese) per mantenersi in buone condizioni e limitare il rischio di insorgenza di eventuali disfunzioni di movimento o recidive.